Chi soffre di colon irritabile accusa dolori fortissimi tanto da rendere la vita di ogni giorno spesso molto complicata. Si prova ogni tipo di farmaco per alleggerire le fitte che colpiscono l’addome principalmente. Se imparassimo a tenere sotto controllo questo disturbo prima di passare ai farmaci staremmo meglio? Lo abbiamo chiesto al professor Luigi Benini, specialista in gastroenterologia del Poliambulatorio San Gaetano di Thiene.
Perché siamo colpiti dal colon irritabile?
Il colon irritabile è una alterazione funzionale, con aumento sia delle contrazioni indotte da pasti o stress, sia dei sintomi che queste producono (percepiamo come dolorose contrazioni che in altre situazioni o in altre persone non lo sarebbero). Il dolore dopo certi alimenti o stress si presenta spesso e ricorre per molti mesi (uno è “predisposto” a questo disturbo). Spesso però insorge bruscamente, ma poi dura mesi a seguito di una gastroenterite acuta (la cosiddetta forma postinfettiva).
Esiste un esame che stabilisce questo problema?
La diagnosi è prevalentemente clinica; gli esami servono a escludere malattie i cui sintomi potrebbero assomigliare al colon irritabile. Ad esempio, la colonscopia può dimostrare diverticoli, molto frequenti con l’avanzare dell’età. In casi selezionati, il test al respiro al lattosio permette di confermare se questo zucchero non sia assorbito, e arrivi quindi al colon per essere lì fermentato, causando diarrea o gonfiore. Sono però la storia fornita dal paziente e l’esame obiettivo a far porre la diagnosi.
Dottore, prima di dipendere dai farmaci possiamo intervenire con una corretta alimentazione, se sì quali sono i cibi nemici del colon?
Non vi sono cibi che scatenino i disturbi in tutti i pazienti, e non ritengo pertanto indicato vietare a tutti alcuni cibi perché possono causare problemi a qualcuno. I sintomi possono essere scatenati da cibi molto grassi (in questo caso, spesso gonfiore e diarrea si presentano già alla fine del pasto), da quei latticini che contengano molto lattosio (latte, yogurt o mozzarella), da frutta e verdura contenenti zuccheri mal assorbibili, i FODMAPs (di solito, gonfiore a ore dal pasto).
Mi può spiegare quando è necessario rivolgerci ad uno specialista?
Vi sono a mio giudizio diversi scenari, legati o alla necessità di una diagnosi più certa o alla necessità di terapia specifica. Esempio della prima, il dover escludere intolleranze alimentari, evitando il ricorso a tests diagnostici “alternativi”, costosi e privi di evidenza scientifica. Ma anche la necessità di escludere altre patologie più gravi, quando coesistano cosiddetti sintomi di allarme, (sangue nelle feci, anemia, calo di peso inspiegabile, astenia). La terapia farmacologica, volta a limitare il dolore e a normalizzare diarrea e stipsi, si imporrà invece quando i sintomi, pur tipici, risultassero mal tollerabili per frequenza o severità.