Cioccolato: tra gola e benefici

La storia del cioccolato ha origini antichissime. I primi a coltivare la pianta del cacao nell’America centrale furono i Maya, intorno al 1000 a.C. e in seguito gli Aztechi.
La leggenda vuole che il dio azteco prima di scomparire dal mondo abbia donato ai mortali il seme del cacao, con il quale si preparava una bevanda amara e piccante dalle straordinarie qualità energetiche e afrodisiache.

Nel 1519 Hernan Cortes, giunto dalla Spagna per conquistare la Nuova Terra, venne scambiato per il dio azteco, che secondo la leggenda sarebbe tornato proprio in quell’anno, e per questo accolto pacificamente dall’imperatore Montezuma. Gli fu offerta una piantagione di cacao e i profitti tratti da essa. E’ chiamato cacao il seme di un albero, Teobroma cacao, appartenente alla famiglia delle sterculiacee. Cortes portò il cacao in Spagna. Qui furono i frati, grandi esperti di miscele e infusi, a sostituire il pepe e il peperoncino con lo zucchero e la vaniglia creando una bevanda dolce e gustosa.
Grazie a un commerciante fiorentino, Antonio Carletti, la cioccolata arrivò nel 1606 in Italia, e solo nove anni dopo nel resto dell’Europa.

Fino al 1700 la cioccolata era conosciuta solamente come bevanda, le si attribuivano le più straordinarie qualità benefiche. Dal 1700 in poi si comincia ad apprezzare questo “miracoloso” ingrediente preparato allo stato solido.

Il prodotto dolciario di maggiore diffusione che si ottiene dal cacao con miscelazione di zucchero è la cioccolata in forma solida (tavolette, cioccolatini, ecc.). Si tende a chiamare questo prodotto, ed ormai tale denominazione è unica nel settore tecnologico, “cioccolato”, riservando la denominazione “cioccolata” alla bevanda.
Il cioccolato si trova in commercio in vari tipi, con sfumature di gusto variabili, ottenute con l’impiego di cacao di diversa origine e diversamente trattato, con aromatizzazioni varie e con accorgimenti tecnici particolari.

Da giugno una direttiva dell’Unione Europea autorizzerà l’aggiunta al cioccolato di sostanze grasse vegetali fino ad un max del 5%, a discapito del burro di cacao. Infatti questi grassi aggiunti danno connotazioni nutrizionali diverse dal burro di cacao in quanto i grassi vegetali di origine “tropicale” sono più ricchi di grassi che hanno un’alta azione aterogena e ipercolesterolemizzante.

Il burro di cacao viene estratto con tecnologie fisiche e non chimiche ed è ricco di tutte le sostanze naturali (vitamine e polifenoli), contiene prevalentemente un’alta percentuale di grassi ad azione ipocolesterolemizzante. Non è vero che favorisce il colesterolo: il cioccolato fondente non contiene colesterolo e quello al latte ne contiene 10mg su 100g di prodotto proprio come 100g di yogurt intero.

Il cioccolato contiene una sostanza antidepressiva, una sua grande virtù è anche il fattore psicologico-gratificante che aiuta a superare i momenti brutti della giornata. Inoltre è ricco di polifenoli, i più importanti antiossidanti per l’organismo. La presenza della teobromina lo rende un blando stimolante è, inoltre, ricco in minerali come ferro, magnesio, fosforo, calcio e pochissimo sodio.
I periodi di cattivo tempo vengono affrontati meglio se si mangia del buon cioccolato, perché essendo ricco in magnesio fornisce una buona scorta di questo minerale. Si deve però mangiarlo in piccole dosi perché contiene grassi e zuccheri, come altri alimenti, se mangiato in grosse quantità fa ingrassare.

Questo meraviglioso alimento conosciuto in tutto il mondo, amato e odiato, non deve però essere temuto: per le sue innumerevoli qualità naturali è stato da sempre considerato il “cibo degli dei“.

 dott.ssa Silvia Maccà

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