Presso il Poliambulatorio San Gaetano di Thiene (Vicenza, Veneto), è a disposizione l’ambulatorio di CHIRURGIA ONCOLOGICA DEL SENO.

L’ambulatorio di chirurgia della mammella opera in maniera multidisciplinare con tutti i professionisti che si occupano di tumore al seno.

Il seno è costituito da un insieme di ghiandole e tessuto adiposo, è posto tra la pelle e la parete del torace e ha:

• componente ghiandolare (15-20 lobi, ognuno dei quali ha uno sbocco verso il capezzolo attraverso un dotto galattoforo)
• componente di tessuto adiposo (in cui sono concretamente inserite ed immerse le strutture ghiandolari)
• componente fibrosa di sostegno (che genera suddivisioni tra le diverse appendici ghiandolari)

Il tumore del seno è una malattia potenzialmente grave se non viene individuata e curata per tempo, dovuta alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne: ciò significa che esse hanno la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere non solo i tessuti circostanti ma anche, col tempo, gli altri organi del corpo.
Il carcinoma mammario è la quinta causa di morte più comune per cancro nel mondo, è il tumore più frequente nel sesso femminile (rappresenta il 25% di tutti i tumori che colpiscono le donne) e nel 2005 ha provocato in tutto il mondo 502.000 morti.

CLASSIFICAZIONE
Vi sono varie categorie cliniche e patologiche di carcinoma mammario che possono anche sovrapporsi l’una all’altra:

• carcinoma duttale (65-90%)
• carcinoma lobulare (5-10%)
• carcinoma mammario infiammatorio
• carcinoma midollare della mammella (5%)
• carcinoma colloide o mucinoso (2%)
• carcinoma tubulare (1-2%)
• carcinoma papillare (1%)
• carcinoma metaplastico
• carcinoma mammario triplo negativo
• malattia di Paget

Fattori di rischio

Nonostante l’identificazione di svariati fattori di rischio epidemiologico, la causa dell’insorgenza del carcinoma mammario rimane sovente sconosciuta. Come tutte le altre forme di cancro, il carcinoma della mammella è considerato essere il risultato finale di numerosi fattori ambientali ed ereditari, tanto che solo il 5% dei carcinomi mammari di nuova insorgenza sono attribuibili a sindromi di tipo ereditario mentre l’eziologia del restante 95% dei casi rimane ignota.
Fra i fattori di rischio più influenti troviamo:

• fallimento dell’immunosorveglianza che normalmente blocca i tumori maligni ad una fase precoce
• anomalia nel segnale dei fattori di crescita nell’interazione fra le cellule connettive e le cellule epiteliali
• lesioni al DNA come le mutazioni genetiche, responsabili di oltre il 50% delle forme ereditarie di cancro a seno e ovaio
• storia familiare di carcinoma mammario in parenti di 1° grado
• età superiore ai 50 anni (più dell’80% dei casi)
• menarca inferiore ai 12 anni
• nulliparità o gravidanza in età avanzata
• terapia ormonale sostitutiva
• obesità in post-menopausa
• dieta ricca di grassi e con alto consumo di calorie
• fumo
• anamnesi personale di tumore alla mammella o carcinoma ovarico o dell’endometrio
• malattia proliferativa atipica o benigna della mammella

Screening e diagnosi

Lo screening si fa in età compresa fra i 50 e i 69 anni perché il carcinoma mammario, con le dovute eccezioni, si manifesta maggiormente in questa fascia d’età. L’esame clinico consente in alcuni casi la diagnosi di tumori in fase iniziale, ma spesso non fornisce la certezza di benignità o malignità; in effetti i noti segni clinici di neoplasia (nodulo duro e a contorni irregolari, retrazione della cute, edema, scarsa mobilità della tumefazione, secrezione ematica o sieroematica monoporica, alterazioni del capezzolo, adenopatia ascellare) hanno un buon valore predittivo positivo solo per le forme più avanzate.

• l’autopalpazione è un esame utile, che dovrebbe essere insegnato a tutte le donne al fine di riconoscere l’eventuale comparsa di nuove lesioni (nel contesto di mammelle che la paziente ha imparato a conoscere).

• la mammografia è il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce: per questa ragione è consigliata con cadenza annuale a tutte le donne dopo i 50 anni. Nelle donne che hanno avuto una madre o una sorella malata in genere si comincia prima, verso i 40-45 anni, con cadenza annuale. È la tecnica che offre la maggiore sensibilità, in particolare per i tumori in fase iniziale: su 100 tumori di diametro inferiore a 1 cm, infatti, la mammografia ne può svelare oltre 90. La mammografia non è comunque esente da errori, e bisogna avere una conoscenza sufficiente dei suoi limiti per evitare una falsa negatività. La mancata dimostrazione di un carcinoma può dipendere oltre che da una non perfetta interpretazione dell’esame, anche dal fatto che il tumore può nascondersi a causa della sua particolare struttura o del contesto morfostrutturale nel quale si sviluppa. I segni mammografici più frequenti di carcinoma sono la formazione noduliforme radiopaca a contorni irregolari e la presenza di focolai di piccole calcificazioni

• l’ecografia rimane un esame complementare alla mammografia in quanto la sua sensibilità è più bassa, quindi è sempre errato consigliare l’ecografia come alternativa alla mammografia ai fini della diagnosi del tumore in fase iniziale. L’ecografia non mostra molte microcalcificazioni e non permette la sicura diagnosi differenziale tra lesioni solide benigne e maligne. L’ecografia è da considerarsi invece molto utile sia per diagnosticare in modo atraumatico molte lesioni benigne (per esempio le cisti) rilevate clinicamente o mammograficamente, sia per reperire in modo facile le lesioni in fase preclinica mostrate con mammografia, per indirizzare agoaspirazione e biopsia chirurgica

• l’agoaspirazione e la micro-biopsia sono le tecniche che sulla scorta degli esami strumentali servono per prelevare un campione della lesione identificat,a al fine di determinarne la natura istopatologica. L’indagine può essere eseguita, a seconda delle circostanze, su guida clinica, ecografica o mammografica. In mani sufficientemente esperte l’esame citologico con agoaspirazione ha una sensibilità per il carcinoma del 90-95%. La quota di esami citologici inadeguati su agoaspirazione è maggiore nelle lesioni benigne. Inoltre in presenza di lesioni piccole, profonde, non ben localizzate clinicamente, è necessario ricorrere ad un esame guidato sotto guida ecografica o mammografica

Cura

Esistono varie opzioni di trattamento e cura del carcinoma mammario come l’intervento chirurgico, la chemioterapia, la radioterapia, la terapia ormonale e l’immunoterapia: nella maggior parte dei casi il fattore determinante nella scelta della terapia è lo stadio della malattia e in molti casi il trattamento prevede la combinazione di più di esse.
Le numerose ricerche condotte nell’ambito dei tumori della mammella hanno provocato un mutamento radicale dell’approccio terapeutico a questa neoplasia. I risultati di studi clinici controllati hanno dimostrato l’efficacia nel controllo locoregionale dei tumori mammari non avanzati di trattamenti chirurgici conservativi associati alla radioterapia, rispetto alla tradizionale chirurgia demolitiva. Inoltre il diffondersi di trattamenti sistemici adiuvanti ha portato ad un significativo incremento della sopravvivenza libera da malattia, con una riduzione della mortalità.

• per lesioni di piccole dimensioni o costituite da un piccolo gruppo di microcalcificazioni, l’intervento di scelta è la resezione mammaria ampia (lumpectomia), cioè l’asportazione del tessuto parenchimale mammario centrato sul nodulo neoplastico e minima parte del tessuto circostante o l’asportazione di un intero quadrante della mammella
• per lesioni diffuse o che interessano più quadranti, l’intervento di scelta è la mastectomia totale con ricostruzione plastica
• Solo l’analisi istopatologica sul pezzo operatorio asportato e sui linfonodi fornirà una serie di informazioni utili che condizioneranno l’approccio terapeutico successivo.