Dolore addominale, gonfiore, flatulenza, alterazioni dell’alvo (diarrea o stipsi), cefalea, debolezza, facile affaticamento, aumento di peso: una volta escluse patologie organiche infiammatorie o neoplastiche, spesso il paziente è lasciato a se stesso, in quel grande oceano chiamato Sindrome dell’Intestino Irritabile. Automedicazione e diete fai-da-te non portano quasi mai ad una efficace risoluzione dei sintomi. Abbiamo rivolto alcune domande al Dott. Parisotto Alberto, Medico Chirurgo con Master Universitario di II livello in Nutrizione.
Dottore, cosa può dirci sulla Sindrome dell’Intestino Irritabile?
Circa il 20% della popolazione sembra presentare i sintomi della Sindrome dell’Intestino Irritabile. Si tratta di un quadro caratterizzato da ricorrente disagio o dolore addominale, accompagnato da modificazione della frequenza delle evacuazioni e/o della consistenza delle feci. Ma non solo: la Sindrome dell’Intestino Irritabile è direttamente legata a costante spossatezza, cefalea, ed aumento di peso.
Qual è la causa di questa Sindrome?
La causa della Sindrome dell’Intestino Irritabile è sconosciuta. In genere non sono mai rilevabili cause organiche: sono infatti implicati fattori emotivi, alimentari, ormonali. Tale fastidiosissimo disturbo èspesso considerato come puramente psicosomatico.
Cosa si può fare per ridurne i disturbi?
Eliminare il dolore addominale, il gonfiore, le alterazioni dell’alvo e le spossatezza è possibile: l’anamnesi del paziente, un’attenta analisi dei sintomi ed una completa visita nutrizionale possono indirizzare il medico verso il sospetto di Sindrome dell’Intestino Irritabile.
L’anamnesi gioca un ruolo cardine: vanno indagati la presenza di fattori di rischio, di patologie concomitanti, delle abitudini di vita. L’analisi delle abitudini alimentari del paziente (con l’utilizzo di un diario alimentare) è fondamentale: la tipologia di alimenti scelti, gli abbinamenti, e soprattutto il timing alimentare spesso conducono a quadri diagnostici chiari.
Dovrà essere necessariamente effettuata una diagnosi differenziale con altre patologie (diarrea farmaco-indotta, abuso di lassativi, morbo celiaco) o con quadri di intolleranza ad uno o più alimenti. Molto spesso infatti, la tipica sintomatologia da Sindrome dell’Intestino Irritabile nasconde quadri di intolleranza anche sfumati, ma che se ben diagnosticati portano alla risoluzione dei sintomi.
Bisognerà modificare le proprie abitudini alimentari?
La modificazione delle abitudini alimentari gioca un ruolo cardine nel controllo dei sintomi: glutine, lattosio, carboidrati fermentabili, edulcoranti, alimenti processati sono tutti nutrienti implicati nella genesi e nel mantenimento dei sintomi e del quadro infiammatorio.
Compito del medico nutrizionista sarà inoltre quello di guidare il paziente verso un’alimentazione consapevole, gustosa e varia (meno cibi preparati e più nutrienti freschi) e di monitorare i progressi legati alla dieta.