Quali sono i più comuni disturbi del sonno?
Il sonno è un comportamento che ci accomuna: tutti noi, arrivata la sera, ci apprestiamo ad attuare dei riti di passaggio tra la giornata che ormai volge al termine e la nostra attività di riposo preferita.
Non sempre però il nostro sonno è un momento di ristoro. Pensieri, preoccupazioni e malessere psicofisico possono influenzare la nostra capacità di addormentarci, la sua qualità e la durata totale del tempo passato a rigenerarci.
Inoltre, alcuni fenomeni motori notturni che sfuggono al nostro controllo e alla nostra consapevolezza possono influenzare la qualità del nostro sonno o essere potenzialmente pericolosi per noi e per gli altri. Ecco che questo momento di ricarica diventa motivo di frustrazione.
Ma cos’è il sonno e come possiamo migliorarne la qualità? Ne parliamo con la Dott.ssa Anastasia Mangiaruga, Psicologa e Dottoressa di Ricerca con formazione in Psicologia del Sonno.
Quali sono i disturbi del sonno più diffusi?
I disturbi del sonno sono una categoria molto ampia di condizioni che possono influenzare la qualità del nostro sonno tanto quanto il nostro funzionamento diurno.
L’insonnia è tra i disturbi del sonno quello più diffuso. Può essere di natura situazionale, acuta o cronica e viene definita come una cattiva qualità del sonno soggettivamente percepita, accompagnata da difficoltà ripetute a iniziare e mantenere il sonno, nonostante vi siano le condizioni adeguate (tempo a disposizione, ambiente confortevole…). Tale disturbo si accompagna poi a difficoltà diurne quali cattivo umore, irritabilità, difficoltà cognitive ed eccessiva sonnolenza durante le ore del giorno.
L’eccessiva sonnolenza diurna può presentarsi anche come disturbo preponderante, dunque non strettamente come conseguenza dell’insonnia. È intesa come l’inabilità cronica a mantenersi svegli durante il giorno e il concomitante bisogno irresistibile di dormire. Nei casi di grave deprivazione di sonno, per fattori predisponenti o condizioni mediche concomitanti, possono avvenire in situazioni di attività sociale tanto quanto in momenti di pausa o relax, dove però la persona non si era predisposta a dormire. Questa forte spinta a dormire durante il giorno può essere anche potenzialmente pericolosa nel caso avvenga, ad esempio, alla guida di un autoveicolo.
Si aggiungono poi i cosiddetti disturbi del ritmo sonno-veglia, che hanno origine biologica, ma possono essere influenzati o scatenati da fattori esterni, causando questa sorta di disallineamento dei ritmi di attività diurna e quelli di predisposizione all’addormentamento, che non sono quindi adeguati alle richieste dell’ambiente (es: lavoro, scuola). In altre parole, la persona non riesce ad andare a dormire e svegliarsi ad orari considerati socialmente congrui, perdendo importanti attività mattutine o non riuscendo ad essere completamente funzionale, con conseguenti frustrazioni e problematiche.
Infine, i disturbi da attivazione motoria (tra i quali il più famoso è il sonnambulismo) e mentale (come gli incubi) durante il sonno, detti anche parasonnie, sono fenomeni di natura benevola, che si presentano con una certa frequenza sin dalla prima infanzia. Persistono o si ripresentano dopo lunghi periodi di assenza anche in età adulta per persone particolarmente predisposte, soprattutto nei periodi di stress. Possono essere percepiti come problematici quando diventano un pericolo per il dormiente, come nel caso di movimenti violenti o passeggiate notturne o ancora nei cosiddetti comportamenti di alimentazione notturna, dove la persona non è consapevole di quello che sta
mangiando, né ne ha ricordo il giorno dopo.
Perché delle volte esperiamo un sonno di cattiva qualità?
I fattori che influenzano la qualità del sonno sono molteplici e non per forza permanenti. È importante capire quali sono i fattori predisponenti e precipitanti di ognuno di noi per arrivare alla giusta definizione della problematica e rivolgersi al professionista adeguato.
Tra i fattori che possono indurre un sonno di cattiva qualità sappiamo esserci:
- alcuni tipi di farmaci, ad esempio steroidi, diuretici e alcuni antidepressivi;
- eventi di vita importanti, come un trasferimento o un lutto;
- uso eccessivo di stimolanti come alcol, caffeina o nicotina;
- stress lavorativo o di tipo economico;
- depressione e ansia;
- jet-lag o lavoro a turni;
- ambiente di sonno inadeguato (eccessi di luce e rumore, letto scomodo);
- altri problemi medici come malattie cardiache, dolori o gambe senza riposo.
Più nel dettaglio, includendo anche l’ambiente sociale e familiare in cui viviamo, sappiamo che la nostra incapacità di addormentarci o mantenere un sonno continuativo è dovuta a problemi di natura transitoria, come preoccupazioni di natura personale o lavorativa che ci tengono attivi mentalmente e non aiutano la predisposizione al sonno. I disturbi del sonno possono essere più o meno legati ai ritmi di vita cui siamo costretti o abituati per gli impegni di lavoro o di studio: chi lavora su turni conosce bene l’importanza del giusto riposo, prima e dopo le ore di lavoro, per evitare rischi per sé stessi e per gli altri; le cattive abitudini possono influenzare i nostri tempi di addormentamento.
Anche sostanze eccitanti, come il caffè preso poche ore prima dell’orario di sonno, posso influenzare negativamente la nostra capacità di dormire. Sostanze che tradizionalmente vengono considerate come facilitanti l’addormentamento, ad esempio gli alcolici, possono in realtà influenzare la nostra capacità di mantenere un sonno continuativo.
Perché rivolgersi ad uno psicologo formato in psicologia del sonno?
Il primo passo è sempre un’adeguata anamnesi e un approccio multidisciplinare.
Una volta escluse condizioni concomitanti tramite il giusto consulto medico, una buona igiene del sonno, ovvero seguire delle regole per regolare e facilitare un sonno adeguato, può bastare per non far presentare il fenomeno delle parasonnie. Altri disturbi, invece, hanno bisogno di qualche intervento in più per permetterci di far pace con il nostro sonno.
La ricerca in Psicologia e Medicina del Sonno ha sviluppato tecniche comportamentali e non farmacologiche di comprovata efficacia per la valutazione e la cura di alcuni dei disturbi del sonno più diffusi.
È importante tenere a mente che la valutazione e il trattamento di un disturbo del sonno non sono processi passivi: la persona, con la sua necessità di ritorno al benessere, ne è protagonista e parte attiva. Una valutazione del sonno parte innanzitutto dal principio che la persona debba conoscere il proprio sonno e mettere da parte le credenze disfunzionali sulle proprie necessità. Questo è il primo passo per tornare a essere soddisfatti del proprio periodo di riposo. Successivamente, tecniche comportamentali e metodi di rilassamento somministrati da un professionista permettono il dissiparsi della condizione.
Rivolgersi al giusto professionista può fare la differenza.