12/06/2023

Come riconoscere la depressione nell’adolescente

La depressione è un’alterazione del tono dell’umore: tristezza, pianto, indecisione pessimismo, pensieri suicidari, svogliatezza ma anche senso di grandiosità ed agitazione, ansia, disturbi del sonno e dell’alimentazione. Questi ed altri sono tra i sintomi che interessano gli adolescenti, così come gli adulti tuttavia, rispetto agli adulti, questi indicatori sono raramente presenti con modalità ricorrenti e stabili perciò è importante riconoscere e discriminare dei sintomi che possono essere “di passaggio” o evolutivi, da quelli che possono presentarsi come insorgenza del disturbo depressivo.

Ne parliamo con la Dottoressa Maria Zaupa, Psicologo-Psicoterapeuta Analitico Transazionale e Pedagogista con Master in Psicoterapia di Gruppo.

Quindi come riconoscere un disturbo depressivo nell’adolescente?

Ritengo sia importante innanzitutto “normalizzare” ciò che capita spesso nella quotidianità di famiglie con figli adolescenti: ragazzi e ragazze infatti possono apparire estranei ai propri genitori soprattutto nelle oscillazioni dell’umore, quando portano o mostrano sentimenti di vergogna, di ritiro e/o di intensa rabbia ed agitazione (…) nel “mostrarsi” in modi caotici ed altalenanti tanto da non essere più riconosciuti. Spesso, e questo ci aiuta a ‘leggere’ le difficoltà in chiave patologica, vi sono dei fattori di vulnerabilità nell’insorgenza del disturbo depressivo.

Quali sono i fattori che rendono l’adolescente più vulnerabile?

La familiarità alla sindrome depressiva, un attaccamento insicuro, rappresentazioni molto negative di sé e degli altri, eccessiva dipendenza, autosvalutazione (…) e, secondo il modello a cui faccio riferimento, forti elementi di ingiunzione quali: Non esistere, Non godere, Non essere importante, Non tener conto dei tuoi bisogni, Non avere la tua età.

Ci sono dei segnali che ci permettono di distinguere ciò che è fisiologico da quello che potrebbe essere un disturbo?

Orientativamente possiamo notare:

  • Rallentamento psicomotorio ovvero un’eccessiva lentezza, dell’espressione verbale, della percezione del tempo (…);
  • Disturbi fisici: somatizzazioni, ipersonnia, disturbi dell’alimentazione;
  • Emozioni intense come tristezza, melanconia, senso di colpa, angoscia ma anche rabbia e paura;
  • Sentimento di noia e mancanza di interesse (anedonia);
  • Stanchezza fisica e senso di fatica (astenia);
  • Percezione di inutilità ed impotenza, autosvalutazione, negatività, iperadattamento;
  • Agiti aggressivi verso di sé e verso l’altro (abuso di sostanze, tentativi di suicidio, comportamenti violenti).

Cosa si può fare?

Innanzitutto la consulenza serve a rasserenare sia il ragazzo/a sia i suoi genitori nel distinguere quelli che sono i segnali “fisiologici” da quelli potenzialmente “patologici” e quindi approfondire, nel caso se ne ravvisasse la necessità, la sintomatologia nella sua complessità. Per il trattamento si dovranno valutare attentamente la fase evolutiva del ragazzo, la sua storia, il contesto famigliare e quello più allargato, le modalità primarie di attaccamento e tutto ciò che permette una corretta diagnosi.

Nel trattare con l’adolescente è importante innanzitutto riconoscerne l’unicità e il bisogno/conflitto di separarsi da ciò che conosce per individuarsi come persona. Dargli il Permesso di esistere, di rischiare, di sbagliare.
Ma altrettanto importante è costruire un’alleanza con i genitori, in una relazione delicata Terapeuta-Adolescente che, se da una parte necessita di legittimare l’autonomia del ragazzo dall’altra il coinvolgimento genitoriale risulta fondamentale. L’alleanza con i genitori è importante anche perché spesso i genitori di adolescenti attraversano una crisi esistenziale: un ciclo evolutivo che è importante riconoscere e “ridimensionare”.

Attivare quindi una collaborazione e una co-costruzione del percorso di cura permette di superare anche le resistenze ad una eventuale terapia farmacologica a supporto del percorso terapeutico nei casi in cui la gravità e la persistenza della sintomatologia risulta essere, oltre che invalidante, un rischio per sé e gli altri.