Combattere lo stress e quotidianità nei rapporti personali alla riscoperta di noi stessi
La dimensione socio e culturale in cui stiamo vivendo ci porta ad affrontare le giornate e in particolare alcuni momenti della nostra vita, con grande stress e affanno. Nell’epoca del digitale in cui in poco tempo siamo collegati con altre persone dall’altra parte del mondo riducendo quella che potrebbe essere la distanza fisica, al contrario perdiamo un contatto diretto con noi stessi. Siamo costantemente bombardati da impegni e preoccupazioni che ci distaccano dalla realtà e non ci permettono di godere appieno delle giornate o di un momento presente. Per cercare di riuscire a riacquisire la tranquillità per vivere con naturalezza il presente si può ricorrere alla MINDFULNESS.
Cosa si intende con la parola mindfulness?
Il concetto di mindfulness deriva dagli insegnamenti del buddhismo theravada (vipassanā), dello zen (zazen), e dalle pratiche di meditazione yoga; ma attorno agli anni settanta negli Stati Uniti, per opera di un medico del Massachusetts, Jon Kabat-Zinn, questo modello è cominciato ad essere utilizzato come paradigma autonomo in alcune discipline mediche e psicoterapeutiche europee e d’oltreoceano. Può essere inteso come prendere consapevolezza in sé stessi ma in un senso particolare; non è facile descriverlo a parole perché si riferisce a una esperienza diretta. Con la mindfulness si cerca quindi una modalità di prestare attenzione, momento per momento, nell’hic et nunc «qui ed ora», in modo intenzionale e non giudicante, al fine di risolvere (o prevenire) la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende: sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni.
Quando può essere utilizzata?
Succede spesso che la maggior parte dei pensieri negativi di una persona arrivi da critiche che muove su sé stesso per il fatto di sentirsi ansioso e depresso o a disagio. Ai pensieri negativi (primari) che alimentano i disagi emotivi, si aggiungono ulteriori pensieri improduttivi (secondari) su di sé. Queste considerazioni negative di autoaccusa e autobiasimo generano un turbinio di turbamenti. La persona si pone così in una condizione di «nemica» di sé stessa, anziché di «alleata» di sé stessa. L’allenamento della consapevolezza permette di affinare l’attenzione verso questi meccanismi che deteriorano l’umore.
In che cosa consiste l’approccio alla mindfulness?
E’ un atto che parte dall’attenzione e dal modo in cui la usiamo ed è talmente semplice che questa stessa semplicità ne rappresenta la vera difficoltà, perché paradossalmente facciamo molta fatica ad essere semplici. Da un lato, apprendere una capacità progressiva di maggiore presenza al qui e ora ci apre a esperienze inaspettate, alla ricchezza del momento presente, alla pienezza del vivere e ad assaporare ogni momento. Dall’altro, la pienezza dell’esperienza comprende necessariamente anche il suo lato “negativo”: il disagio, la sofferenza, il dolore. E qui si gioca uno degli aspetti più interessanti di questo approccio che ci chiede e ci insegna a non respingere e a non negare questa dimensione ma a farne motivo di crescita e persino di creatività. Questo è l’aspetto cui si riferisce la parola “accettazione/accoglienza”.
Cosa non è la mindfulness?
Non è una tecnica di rilassamento e non è un modo per entrare in qualche forma di trance, né per svuotare la mente dai diversi pensieri o di raggiungere il “vuoto”. Non è una modalità per raggiungere un benessere psicofisico. Non è una tecnica che ci spinge ad accettare tutto, ad essere passivi e ad accogliere acriticamente quello che ci accade, anzi è un metodo per affrontare ogni tipo di emozione e cercare di essere in grado di affrontare al meglio in ogni tipo di circostanza.