Quali sono i campanelli d’allarme per riconoscere i disturbi dell’attenzione e quali sono i possibili trattamenti

“Mio figlio si rifiuta di leggere, non va volentieri a scuola, commette molti errori, ha una scrittura disordinata e illeggibile, il suo banco è un campo di battaglia, non sta mai fermo e non ascolta quando gli si parla. Le insegnanti sospettano abbia un disturbo dell’apprendimento o dell’attenzione. Di cosa si tratta? Sarà veramente così?”

Capita spesso che ai colloqui scolastici gli insegnanti riportino dei sospetti sulla possibile presenza di disturbi di apprendimento o di attenzione e iperattività, che rendono difficile per un bambino affrontare con efficacia i compiti e le richieste scolastiche; altrettanto spesso però capita che le difficoltà non vengano riconosciute come tali, ma sottovalutate e fraintese con pigrizia e poca voglia di fare.

Scopriamo insieme alla Dott.ssa Petra Trento, psicologa, cosa sono questi disturbi di cui si sente così tanto parlare e come riconoscerli.

Che cos’è un disturbo di attenzione?

Il disturbo da Deficit di Attenzione e/o Iperattività, noto come ADHD, è un disturbo evolutivo che può manifestarsi con disattenzione e difficoltà di concentrazione, iperattività e/o difficoltà nel controllare gli impulsi; si manifesta in tutti i contesti di vita del bambino, non solo a scuola, e interferisce significativamente con la sua vita quotidiana. È importante ricordare che si tratta di una condizione le cui cause sono in larga parte di natura biologica, pertanto non si tratta di bambini deliberatamente “cattivi”, “maleducati” o “dispettosi”, né di una fase transitoria di crescita e nemmeno il risultato di un’educazione troppo permissiva.

Che cos’è un disturbo di apprendimento?

I Disturbi dell’Apprendimento (DSA) sono delle neurodiversità che interferiscono con i normali processi di acquisizione della lettura, della scrittura e dei calcoli in presenza di un funzionamento cognitivo nella norma. Tra i più diffusi troviamo:

  • disturbo specifico della lettura (dislessia)
  • disturbo specifico della compitazione (disortografia)
  • disturbo specifico delle abilità matematiche (discalculia)
  • disturbo dell’espressione grafica (disgrafia)

A quali campanelli d’allarme prestare attenzione?

Sin dall’inizio della scuola primaria, è opportuno prestare attenzione ai seguenti segnali:

  • nella dislessia: una lettura lenta, stentata e scorretta, spesso associata ad un rifiuto di eseguire compiti che richiedano la lettura ad alta voce;
  • nella disortografia: frequenti errori come lettere invertite, omesse o aggiunte, errori nelle doppie, accenti, apostrofi e nell’uso dell’H;
  • nella disgrafia: grafia irregolare e difficilmente decifrabile, impugnatura scorretta, eccessiva o insufficiente pressione della penna sul foglio, qualità dei disegni inadeguata all’età;
  • nella discalculia: inversione di cifre, difficoltà nel riconoscere e confrontare numeri e quantità, difficoltà nei calcoli e nelle procedure;
  • nell’ADHD: sin dalla scuola dell’infanzia si notano difficoltà nel sostenere l’attenzione e nell’organizzare le proprie attività, sbadataggine, irrequietezza motoria, disordine, eccessiva loquacità, fatica a tollerare l’attesa e difficoltà ad aspettare il proprio turno.

Come distinguere una difficoltà da un disturbo vero e proprio?

Il metodo più sicuro ed opportuno è effettuare un percorso di valutazione diagnostica con un professionista, al termine del quale sarà possibile stabilire se si tratta di una transitoria situazione di difficoltà oppure se si è di fronte ad una condizione stabile e conclamata di disturbo.

Si può guarire da un disturbo dell’apprendimento o dell’attenzione?

DSA e ADHD non sono malattie da curare, ma caratteristiche innate e che permangono per tutta la vita; ciò che cambia sono le loro manifestazioni negli anni. Ciò non vuol dire che non si possa intervenire per mitigarne l’effetto, anzi: grazie ad interventi diretti con il bambino, mirati e personalizzati, le abilità deficitarie possono essere sostenute e potenziate, generando effetti positivi sul rendimento scolastico e sul benessere dello studente. L’intervento è anche indiretto poiché la presa in carico include la consulenza a
genitori e insegnanti, creando così rapporti di collaborazione e un’efficace rete di supporto al bambino/ragazzo.